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Gamification: come sfruttare la ludicizzazione per migliorare l’engagement su LinkedIn

Gamification: come sfruttare la ludicizzazione per migliorare l’engagement su LinkedIn 1024 662 AlbertoFalchi

Giocare è uno dei primissimi meccanismi applicati dall’essere umano per rapportarsi col mondo esterno. Il raggiungimento di un obiettivo divertendosi infatti, è uno dei sistemi più efficaci per stimolare l’azione. Pensa a una semplicissima partita di calcetto al parco: è sufficiente una palla per attirare subito diversi giocatori pronti a impegnarsi con tutta l’anima pur di fare gol e divertirsi. La competitività innata nell’essere umano, il senso di soddisfazione derivante dal riuscire a vincere e migliorare la propria posizione di partenza, sono il motore che sta alla base delle dinamiche che rendono il gioco, specialmente nei bambini, necessario oltre che divertente. Sviluppata durante gli anni ’40 del secolo scorso dal matematico John von Neumann, la teoria dei giochi ha fornito alcuni elementi fondamentali per la gamification (ludicizzazione in italiano) come, ad esempio, la possibilità di guadagnare punti, raggiungere livelli, ottenere ricompense e infine esibire distintivi (badge).

Negli ultimi anni, la gamification ha guadagnato una popolarità sempre maggiore nell’ambito della fidelizzazione dei clienti, specialmente per quanto riguarda il marketing digitale.

Il suo scopo è proprio quello di usare le dinamiche della “teoria dei giochi“ per trasformare attività non ludiche in un’attività coinvolgente e divertente per gli utenti, con l’obiettivo di motivare questi ultimi a investire il proprio tempo per raggiungere determinati risultati.

La gamification nel marketing

Tutto questo però non è una novità, perché il meccanismo della gamification è applicato in molti business già da diverso tempo, basti pensare alla banalissima raccolta punti quando vai a fare la spesa al supermercato. Come puoi immaginare, queste tecniche sono impiegabili per migliorare molti degli aspetti fondamentali del tuo business, come ad esempio la gestione clienti e la fedeltà al brand di partner e dipendenti.

LinkedIn Gamification

LinkedIn e gamification

Adoperata di default anche da LinkedIn come strumento per motivare gli utenti nel completamento del loro profilo, la gamification entra subito in gioco quando un nuovo utente si iscrive e inizia a inserire le sue informazioni. In quel momento appare infatti il “misuratore di livello del profilo”, ovvero una barra di avanzamento che, crescendo di pari passo con l’inserimento dei dati, indica l’efficacia e la completezza del profilo stesso. In questo modo, LinkedIn, utilizzando la gamification, riesce a coinvolgere gli utenti invogliandoli a completare il profilo: lo stimolo derivante dal voler vedere il misuratore del livello del profilo completo, funge da sprone per portare a termine tutti i passaggi richiesti e completare le sezioni mancanti. Ma non solo, anche altri fattori come la conferma delle competenze, le raccomandazioni dei post e il numero di visualizzazioni del profilo (solo per dirne alcuni) si inseriscono nel processo di gamification: i risultati sono la fonte di soddisfazione che spingerà gli utenti a procedere con più determinazione nell’uso approfondito del social network.

Gamification ed engagement per la tua azienda

Gli scopi che devi tenere a mente per impiegare al meglio le tecniche di gamification nel profilo della tua azienda su LinkedIn, sono:

  • migliorare l’engagement
  •  raggiungere un pubblico sempre più vasto e
  • avere maggiori possibilità di ottenere lead qualificati capaci di creare nuove relazioni lavorative di valore

Se avrai ben chiaro quali sono i tuoi obiettivi, avrai anche ottime probabilità di poterli raggiungere tramite la LinkedIn gamification.

Premi e divertimento

cosa potresti fare concretamente per impiegare la gamification su LinkedIn? Sicuramente dovresti pensare a dei premi: ad esempio la creazione di badge personalizzati sarebbe un’ottima soluzione vista la possibilità offerta da LinkedIn, di poterli inserire all’interno del profilo. Potresti inoltre dare agli utenti che riuscissero a meritarselo, un riconoscimento pubblico, magari creando una sezione dedicata all’interno del tuo sito o scrivendo dei post da far condividere ai tuoi utenti. Ma non solo badge: potresti infatti pensare anche a prodotti o servizi specifici offerti dalla tua azienda.

Gamification

Di seguito una serie di suggerimenti da adottare per aumentare l’engagement della tua pagina aziendale grazie alla LinkedIn gamification:

  • Classifiche: potresti creare una classifica dei follower più attivi sul profilo LinkedIn della tua azienda e premiare coloro che raggiungono le prime posizioni.
  • Sfide: potresti lanciare una sfida ai tuoi follower su LinkedIn, ad esempio chiedendo loro di condividere un post della tua azienda con il maggior numero di contatti possibile. L’utente che dovesse raggiungere il maggior numero di condivisioni riceverebbe uno dei premi che hai deciso in precedenza.
  • Quiz: potresti creare un quiz che metta alla prova le conoscenze dei tuoi follower sui tuoi prodotti o servizi: coloro che riuscissero a risolverlo potrebbero ricevere uno dei tuoi premi.
  • Giochi di ruolo: potresti creare un gioco di ruolo in cui accadono situazioni verosimili benché straordinarie, collegate ai tuoi servizi o ai tuoi prodotti: i partecipanti potrebbero indicare le loro mosse per riuscire a venire a capo del problema. Lo scopo sarebbe di mero intrattenimento manterrebbe comunque il focus sulla tua azienda.

Quando parliamo di gioco il limite è solo la fantasia: una volta che avrai ben chiaro qual’è il risultato che vuoi raggiungere, potrai usare tutti gli strumenti messi a disposizione da LinkedIn per migliorare l’engagement del tuo profilo.

Conclusioni

Ti ho spiegato come la gamification su LinkedIn sia una strategia efficace per migliorare l’engagement coi tuoi follower per far nascere maggiori possibilità di business aumentando il coinvolgimento con il tuo profilo aziendale. Adattando alcuni elementi mutuati dalla teoria dei giochi (accumulare punti, raggiungere livelli, ottenere ricompense ed esibire badge), le aziende, come LinkedIn stessa, impiegano la gamification per consolidare e accrescere i rapporti con i propri follower. Quindi, grazie alla teoria dei giochi e impiegando maniera coerente col tuo business questi consigli sulla gamification, potrai creare un sistema divertente e coinvolgente che aiuterà la tua azienda a distinguersi dalla concorrenza e a far crescere il tuo business.

Employer Branding: i KPI e le metriche per misurare il tuo successo

Employer Branding: i KPI e le metriche per misurare il tuo successo 1555 982 AlbertoFalchi

Quando si parla di business è fondamentale che i progressi siano misurabili in maniera chiara ed efficace. Questo vale anche per l’employer branding, benché faccia riferimento a una sfera di attività non immediatamente riconducibile ai numeri. Per misurare i progressi in questo ambito ci vengono in aiuto i KPI (Key Performance Indicators), ovvero gli indicatori chiave delle performance. Sviluppati negli anni ’90, come strumento per misurare il successo aziendale, analizzano i fattori chiave di aree specifiche per fornire un quadro delle prestazioni aziendali che influiscono sul successo dell’azienda. I KPI hanno l’obiettivo di identificare e monitorare i fattori chiave come la qualità del servizio, la soddisfazione del cliente, la produttività, l’efficienza e via dicendo. Per fortuna grazie alla rivoluzione digitale, è diventato sempre più facile raccogliere e analizzare i dati necessari per ottenere misure affidabili e basate sui dati.

Gli indicatori chiave di produttività sono indubbiamente un argomento molto vasto e sfaccettato, per questo occorre conoscerne le basi per poterne valutare l’impatto delle strategie di employer branding.

Esistono infatti sottocategorie di KPI specifiche che possono essere suddivise sia in base alla “quantità” sia in base alla “qualità”, a seconda che si basino su valori numerici oppure su valutazioni soggettive.

Le caratteristiche chiave dei KPI

Per essere efficaci, i Key Performance Indicators (KPI) devono avere le seguenti caratteristiche:

  • Misurabilità: devono essere facilmente misurabili e quantificabili numericamente
  • Specificità: devono essere specifici e riferirsi a obiettivi ben definiti
  • Obiettività: devono essere oggettivi e basati su dati certi
  • Temporalità: devono avere una cadenza temporale definita (giornaliera, settimanale ecc)
  • Rilevanza: devono essere pertinenti e rilevanti per gli obiettivi aziendali.
  • Affidabilità: devono fornire risultati coerenti e affidabili nel tempo.
  • Facilità d’uso: devono essere facilmente comprensibili e utilizzabili da tutti i dipendenti.

L’employer branding si riferisce all’immagine che un’azienda ha come datore di lavoro, cioè si riferisce alla percezione che gli attuali e potenziali dipendenti hanno sia del posto di lavoro sia della cultura aziendale. Non solo: le strategie di employer branding hanno come obiettivo principale la creazione di un’immagine positiva dell’azienda per attrarre i migliori talenti e aumentare la fidelizzazione di chi è già assunto.

Nello specifico, il cosiddetto employer branding interno, si concentra sul coinvolgimento e sulla motivazione degli attuali dipendenti attraverso un ambiente di lavoro positivo in cui le opportunità di crescita si uniscono a una comunicazione trasparente con i dipendenti. In questa specifica strategia di employer branding è perciò necessario scegliere i KPI adeguati e misurare le metriche appropriate in modo da identificare le opportunità di miglioramento e monitorare i progressi nel tempo. Per quanto riguarda l’employer branding interno, è bene tenere traccia delle iniziative e degli eventi aziendali che hanno lo scopo quello di migliorare la cultura aziendale e di rafforzare il legame tra i dipendenti e l’azienda. Le iniziative possono includere giornate di formazione, attività di gruppo, eventi sociali e altro ancora.

I KPI da tenere sotto controllo

Ma quindi quali KPI dovresti misurare? Per quanto riguarda l’employer branding ecco alcuni KPI che potresti voler misurare:

Tasso di assunzione: questa metrica misura il numero percentuale di candidati effettivamente assunti rispetto al numero totale dei candidati totali che hanno fatto richiesta di assunzione. Ma cosa ti significa esattamente questo valore in relazione al tuo employer branding? Se ad esempio avessi un tasso di assunzione elevato, allora significherebbe che l’azienda, agli occhi dei candidati, avrebbe un’immagine positiva e sarebbe percepita come posto di lavoro desiderabile che offre condizioni di lavoro attraenti con una cultura aziendale positiva.

Tasso di turnover: questa metrica indica, rispetto al totale dei dipendenti, la percentuale dei dipendenti che hanno lasciato l’azienda. È un valore che viene abbastanza comunemente preso in considerazione, sia dai dipendenti stessi sia dai clienti, specialmente se va a colpire i dipendenti a contatto con un pubblico più o meno abituale. Un tasso di turnover elevato quindi, sempre analizzato da un punto di vista di employer branding, indica sia una bassa fidelizzazione dei dipendenti sia una probabile miopia aziendale: nello specifico, per quanto riguarda la parte strettamente aziendale, potrebbe essere indice di incapacità, durante la fase di assunzione, nel riconoscere i candidati più adatti a svolgere la mansione, sia, una volta assunti, di valorizzare gli stessi all’interno del contesto aziendale. Appare qui evidente come le strategie di employer branding possano essere un valido aiuto per individuare problematiche a monte nell’organizzazione della tua azienda.

Tasso di partecipazione alle attività di team building: questo importante KPI valuta l’engagement e la motivazione dei dipendenti oltre che la loro capacità di lavorare in team e di costruire relazioni sociali interne positive. Può essere calcolato come rapporto tra il numero di dipendenti che hanno partecipato a una determinata attività di team building e il numero totale di dipendenti dell’azienda. Questo KPI è un importante indicatore del successo delle iniziative di employer branding interno dell’azienda, poiché la partecipazione è direttamente correlata all’engagement complessiva dei dipendenti. Un tasso di partecipazione alle attività di team building elevato elevato indica che i dipendenti sono motivati e coinvolti nell’azienda, mentre un tasso basso può essere indicatore di un ambiente lavorativo poco stimolante per la crescita personale e professionale dei dipendenti.

Traffico sul sito web dell’azienda: questa metrica comunemente usata per valutare l’efficacia delle strategie marketing, fornisce anche ottimi dati per valutare le strategie di employer branding. Misurando il numero di visite sul sito web dell’azienda, puoi valutare l’andamento del traffico come un andamento dell’interesse per l’azienda come datore di lavoro. Il traffico può essere misurato in molteplici modi, ad esempio tramite il numero di visite uniche al sito web, il tempo trascorso sul sito da parte degli utenti o il numero di pagine viste per sessione. Ovviamente, nel tuo caso non saranno le pagine relative a prodotti o servizi quelle da controllare, ma quelle della sezione dove indichi le posizioni aperte. Queste metriche possono aiutare a capire se le strategie di employer branding stanno attirando l’attenzione del pubblico giusto e se gli utenti stanno interagendo con il sito web in modo rilevante per il tuo obiettivo.

Le aziende che si avvalgono dei KPI per valutare la qualità del proprio employer branding sono davvero tante, vale la pena di ricordare Glassdoor, la piattaforma online che fornisce informazioni sulle aziende (anche grazie alle valutazioni anonime dei dipendenti) che ha fatto dell’employer branding e dell’uso dei KPI un punto di forza in grado di attirare l’attenzione sia di aziende sia di lavoratori. Si tratta prevalentemente di uno strumento di valutazione. Se invece sei alla ricerca di uno strumento per attivare e misurare le tue strategie di employer branding, c’è Link & Lead, una piattaforma per stimolare l’engagement dei tuoi dipendenti. Basata su un algoritmo proprietario, fa leva sul concetto di gamification per trasformare i tuoi collaboratori in brand ambassador.

In sintesi, i KPI sono strumenti preziosi per misurare il successo delle strategie di employer branding, specialmente nella nuova era post covid in quanto il tasso di abbandono del lavoro si è impennato vertiginosamente rispetto agli anni passati e il mismatch tra richiesta e offerta di lavoro sta segnando pesantemente la produttività in diversi settori dell’economia nostrana.