Social selling, intelligenza artificiale, ChatGPT e bollicine

Social selling, intelligenza artificiale, ChatGPT e bollicine

Social selling, intelligenza artificiale, ChatGPT e bollicine 1874 1038 AlbertoFalchi

Quanti dipendenti NON “aiutano” la propria azienda mettendo like ai post su LinkedIn e condividendoli sul proprio profilo privato? La risposta potrebbe stupire tanti. Parliamo infatti del 98%. Un fenomeno che non si riscontra solo nelle realtà di piccole dimensioni, ma anche nelle imprese molto strutturate, con migliaia di dipendenti.  Lo si può notare semplicemente facendo un salto sulla pagina LinkedIn di alcune importanti realtà e guardando il numero dei dipendenti registrati sulla pagina. Nel caso di Lavazza, siamo oltre i 1.800. Eppure, prendendo un post medio della pagina, si nota che ci sono solo poche decine di Mi Piace. E un solo commento, nemmeno fatto da uno dei dipendenti della multinazionale. Quello di Lavazza è solo un esempio, dato che la situazione è comune a numerose realtà.

Come coinvolgere i dipendenti sui canali social aziendali

L’esempio appena portato mostra un dettaglio non trascurabile: se solo una piccola fetta di dipendenti, anche meno della metà per dire, mettesse like e condividesse questi contenuti, la reach di questi post sarebbe enormemente superiore. Il tutto senza spendere un euro in sponsorizzazioni. Obbligare i propri lavoratori a commentare e condividere ogni contenuto aziendale non è però semplice, anche perché il profilo personale è, per definizione, una questione privata. Non è di “proprietà” dell’azienda, ma della singola persona, che giustamente può usarlo (o NON usarlo) come meglio crede. Ma non è l’unico problema di cui tenere conto. Un’altra questione da affrontare è la capacità di scrivere, che non è una dote comune a tutti. Oggettivamente, saper scrivere contenuti efficaci per commentare o condividere un post può essere molto difficile per chi non è un professionista del settore. Non tanto perché può scappare qualche refuso o qualche verbo mal coniugato, ma perché chi non opera nel marketing o nella comunicazione spesso si trova di fronte alla sindrome del foglio bianco. E in tali casi, anche scrivere due righe può risultare complesso.

Aggirare gli ostacoli coi nudge

Abbiamo appena visto che sono due i problemi nel coinvolgere i propri dipendenti su LinkedIn: lo spronarli a usare il loro profilo privato per dar man forte all’azienda e le difficoltà a realizzare anche solo semplici post di accompagnamento. Come uscirne? Ovviamente, sfruttando la tecnologia, oltre a un po’ di psicologia. In particolare, far leva sui nudge, che in italiano potremmo tradurre come spinte gentili. Hai presente quando prelevi del contante e la scelta predefinita è quella di non ritirare la ricevuta così da risparmiare carta ed energia, tutto a favore dell’ambiente? Ecco, quello è un esempio di nudge. Per stimolare un maggiore utilizzo di LinkedIn come strumento di brand promotion dell’azienda, abbiamo realizzato la piattaforma Link & Lead che mira proprio ad aumentare il coinvolgimento dei dipendenti. Il nudge, in questo caso, arriva dal sistema di gamification interno, che assegna dei punteggi per ogni azione: mettere mi piace, condividere, commentare. Nessuno verrà punito per un basso punteggio, naturalmente, così come chi scala le classifiche condividendo e commentando ogni post non otterrà aumenti di stipendio o promozioni. Ma questo conta relativamente: il sistema di gamification interna è già di per sé uno stimolo a raggiungere degli obiettivi. Anche se la ricompensa è solo un messaggio di incoraggiamento. Un po’ come accade in alcuni videogiochi dove l’obiettivo non è arrivare alla schermata finale, ma solo accumulare punti. E col tempo, anche se il fattore novità sarà sparito, il desiderio di fare sempre più punti sarà lo stimolo a fare l’ennesima partita. Ovviamente, dare ulteriori incentivi sarà uno stimolo ulteriore e non potrà che portare a più interazioni sulla pagina. Si potrebbe quindi pensare di dare qualche premio più concreto a chi si impegna maggiormente, per esempio un buono su Amazon.

Il nodo delle competenze: scrivere è difficile!

OK, diciamo che tramite una piattaforma di gamification siamo riusciti a coinvolgere maggiormente i dipendenti su LinkedIn. Rimane il secondo problema: come far sì che i loro commenti e i post che accompagnalo le condivisioni siano efficaci, rilevanti e possibilmente scritti in italiano corretto? Anche qui la soluzione arriva dalla tecnologia, nello specifico dall’intelligenza artificiale. Con le varie evoluzioni di Link & Lead, infatti, abbiamo realizzato che serviva qualche ausilio alla scrittura e questo aiuto non poteva essere altro che un assistente per la generazione di testi. E a oggi, il migliore sul mercato è ChatGPT. Va detto che se chiediamo ai lavoratori lo sforzo di condividere e commentare contenuti aziendali dobbiamo anche andare loro incontro, semplificandogli il più possibile la vita. Ecco che ChatGPT dalla versione 3 di Link & Lead è integrato nella piattaforma. Non sarà necessario saltare da una finestra all’altra del browser e copiare e incollare testi: la piattaforma suggerirà alle persone cosa scrivere, scegliendo anche un tono adeguato sulla base del loro ruolo e del loro stile personale. Non si vedranno quindi centinaia di condivisioni e commenti identici: tutti avranno il loro carattere.

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